sabato 31 ottobre 2009

La carota e il bastone

Molti di noi lo avranno visto al Tg1 di qualche sera fa sbracciarsi, come di consueto, e spiegarci con la sua area dottorale e saccente che siamo stati cattivi, che meritiamo una punizione, che adesso pagheremo le conseguenze delle nostre azioni. Non sto esagerando: con l'aria dell'istitutore che non vorrebbe, ma che deve, profondamente convinto del valore educativo delle bacchettate sulle mani, Brunetta ha spigato ai lavoratori del Pubblico Impiego che le regole cambiano ancora, per colpa loro, del loro assenteismo, della loro inefficienza, della loro improduttività. La fascia di reperibilità per malattia aumenta di 3 ore. Così impariamo. Non siamo stati abbastanza capaci - noi lavativi-fannulloni-improduttivi-assenteisti - di meritare la carota che, benevolmente, ci aveva concesso di riportare la fascia a 4 ore, dopo che erano state ampliate a 11. Non sono una fan dell'epica "insegnanti tutta brava gente". Ma credo che una generalizzazione così sconsiderata e irrispettosa da parte di un ministro non possa che produrre un'automatica difesa di una categoria che, come tutte, ha i suoi chiari e i suoi scuri. Ma che, come tutte e forse più di altre, merita rispetto per la funzione che globalmente svolge per la crescita del Paese.
Le ritorsioni legislative a carattere autoritario, come il 5 in condotta, la non ammissione agli esami con un'insufficienza e altri provvedimenti che il governo ha ispirato - a scuola come altrove - alla logica del pugno di ferro, sono i meno idonei a raggiungere l'obiettivo dell'interesse generale. Non a caso è lecito dubitare che sia proprio quello l'obiettivo di chi ci governa.

martedì 27 ottobre 2009

E' successo un articolo

Un uno-due di "Repubblica" sui regolamenti delle scuole superiori, che prospettano quadri orario, tagli di discipline, un riordino che ancora non è legge (perché deve ancora superare l'iter previsto per l'approvazione definitiva e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale) come se lo fossero, ha scatenato reazioni immediate da parte delle scuole; molto più di qualunque manifestazione, di qualunque convegno, di qualunque assemblea sindacale. Di qualunque tentativo di informarsi seriamente, professionalmente, su quanto ci si sta abbattendo addosso. Di un'onesta e seria lettura dei regolamenti, insomma.
Quegli articoli sono capitati nel periodo "caldo" dell'orientamento: il periodo in cui le scuole superiori si rivolgono agli alunni delle III medie e alle loro famiglie per aiutarli a decidere la scuola da scegliere (possibilmente la propria, a dispetto di qualsiasi vocazione). E' una delle strane logiche in cui il neoliberismo imperante ha piombato la nostra povera scuola: la vendita di un prodotto, magnificandone caratteristiche e potenzialità. L'elogio del Pof, insomma.
Da quando l'autorevole quotidiano ha prospettato una realtà (ahimé) probabile come defintiva, scuole medie e superiori hanno cominciato a scaldare gli ingranaggi della potente macchina dell'orientamento, molto spesso non preoccupandosi di verificare le notizie. Più che Gelmini poté Intravaia, sarebbe il caso di dire (è questo il nome del giornalista che si occupa su "Repubblica", quasi sempre in maniera piuttosto seria e documentata, di questioni scolastiche). "Repubblica" ha spiegato ai docenti italiani che c'è la "riforma" che non c'è (ancora). E molti degli insegnanti le hanno creduto. L'onere della prova di dimostrare il contrario (e cioè la verità) alle donne e agli uomini di buona volontà. E' successo un articolo: ovvero l'informazione e la formazione nel nostro Paese.

sabato 24 ottobre 2009

Marchiati a fuoco

Non fraintendetemi. Credo che l'episodio dello Steiner, oggi come tre anni fa, quando ci fu il pestaggio del ragazzo disabile, meriti attenzione, indignazione, assunzione di responsabilità, ricerca di cure per una gioventù a volte troppo malata di noia, abbandonata al vuoto pnuematico e imbottita di voglia di protagonismo per sanare un esserci che non c'è. Ma è possibile che la scuola, da qualche anno a questa parte, meriti la prima pagina (per breve tempo, tuttavia) o se licenziano 140.000 persone; o in seguito ad episodi come questi, che potrebbero capitare ovunque, al parco, in casa, in cortile, per strada? Che sono certamente il senso di una crisi educativa molto molto più ampia di quel che potrebbe sembrare, che investe - come la scuola - la famiglia, la collettività, il sistema sociale e i suoi meccanismi di riproduzione del nulla?
Ci stanno smontando la scuola dello Stato, pezzo dopo pezzo. Alla complessità del reale si risponde con una formula di semplificazione agghiacciante, le cui spese saranno - come al solito - a carico dei più deboli. Ci stiamo accingendo ad "orientare" i ragazzi della III media (le iscrizioni scadono a febbraio) con dei regolamenti non ancora approvati che disegnano la scuola più minimale, più misera, più selettiva su base sociale che la nostra Repubblica abbia mai avuto, dal 1962 ad oggi. Il silenzio dei media è assordante. Ma d'altra parte rispetta quello, ancor più scandaloso, di gran parte degli insegnanti delle scuole superiori, misteriosamente inabili a qualsiasi forma di reazione, ancora inconsapevoli della tragedia socio-culturale che si sta abbattendo sulla scuola italiana.
Infine: credete che il fanoso 5 in condotta - esibito da Gelmini come il deterrente di tutti i bullismi - sia stato preso in considerazione dai ragazzi che per ammazzare il tempo hanno deciso di marchiare a fuoco il proprio compagno?

lunedì 19 ottobre 2009

Deficit d'attenzione

"La Repubblica" di venerdì scorso riporta due pagine intere dedicate alla cosiddetta riforma delle superiori: un pasticcio improvvisato e pedestre che divarica definitivamente i destini dei giovani su base sociale, da una parte i "nati bene" frequentatori dei licei; dall'altra gli "sfigati", accompagnati verso un'istruzione tecnico-professionale che sempre meno somiglia alla scuola e sempre più a un avviamento precoce al lavoro e a un subappalto esternalizzato. Una documentazione abbastanza dettagliata di tagli di ore, spostamenti di materie, annullamento di discipline declinata con impassibile oggettività, quasi si trattasse di calcoli ragionieristici e non del crollo di qualunque idea di scuola dell'inclusione e dell'emancipazione; di scuola coerente con la complessità del fuori; di scuola della cittadinanza. Del crollo di qualunque progetto culturale svincolato da miseri vincoli di bilancio.
Il concetto più ripetuto: la diminuzione del tempo scuola e l'impoverimento dell'offerta formativa, che tocca tutti gli istituti. Un dato su tutti: in media le superiori perderanno 3 ore settimanali, cioè il 10% del tempo scuola complessivo. Non è una notizia neutra. Direi si tratta di una vera e propria tragedia culturale, oltre che umana, considerando le conseguenze in termini di posti di lavoro tagliati. Eppure silenzio. La notizia è più o meno stata diffusa da giugno, quando i regolamenti delle superiori sono stati approvati dal Consiglio dei Ministri. Da allora non un editoriale, non un intervento televisivo da parte dell'intellighenzia del nostro Paese. Non un commento esplicito da parte dell'"opposizione". La demolizione della scuola della Repubblica è ai massimi storici. L'attenzione su di essa al minimo.

domenica 18 ottobre 2009

Osserviamo insieme?

Proprio per la mia duplice esperienza - di insegnante e di pubblicista che si è occupata esclusivamente di politiche scolastiche - mi piacerebbe che questo spazio rappresentasse un ossrvatorio dal quale segnalare il modo in cui i media riflettono (sul)la scuola. Si tratta di un punto di vista interessante, se solo si pensa all'influenza che quella rappresentazione ha sulla percezione e sulla coscienza che la collettività ha del nostro sistema di istruzione e delle politiche che coloro che ci governano individuano ed applicano.

sabato 17 ottobre 2009

Inaugurazione

Esordisco oggi nel mondo dei bloggers. Ho esperienza di scrittura su quotidiani tradizionali e sul sito di Pavonerisorse dove mi sono occupata di politiche scolastiche, argomento che tratterò anche in questo spazio, che ho aperto come regalo di compleanno.
Benvenuti!
Marina