mercoledì 30 dicembre 2009

Buon 2010!


Questa immagine me l'ha mandata un mio caro amico. Mi ha suggestionata molto, mi ha fatto pensare. E' un'immagine augurale, ognuno può leggerci dentro ciò che vuole.
Auguro a tutti un anno di salute, pace, passione, impegno, tenacia, entusiasmo, risate, amore.

lunedì 28 dicembre 2009

Siamo molto lontani dalla meta.

Non si può negare che l'informazione migliore, più dettagliata e rigorosa sulla scuola italiana venga dal "Sole24ore". Un recente articolo ci illustra la scuola che dobbiamo aspettarci per il prossimo anno. Oltre alla sfilza di numeri piuttosto inquietanti, che scandisce le modalità attraverso le quali nel corso dei prossimi mesi prenderà corpo il taglio drammatico ai danni della scuola preventivato dalla Finanziaria del 2009, colpiscono in particolare due aspetti.
Il primo è una conseguenza non sufficientemente sottolineata dell'operazione di macelleria socio-culturale configurata dall'intera operazione: circa un anno fa i giornali riportavano dichiarazioni incrociate di Gelmini, Brunetta e soprattutto Tremonti, tese a ribadire che il 97% del bilancio totale del ministero dell'Istruzione è determinato dai costi del personale e che quella era la voce da abbattere in maniera più definitiva. Per capire che all'intenzione sono seguiti i fatti, basta considerare i posti di lavoro tagliati. Ma anche l'azzeramento di tutto ciò che concerne la programmazione didattica e amministrativa, che ha ridotto le scuole - questa volta realmente e omogeneamente - nelle condizioni di avere problemi nell'ordinaria gestione di carta igienica, carta, toner, manutenzione delle macchine.
Se da una parte mancano gli strumenti primari per la sopravvivenza, si fa gran sfoggio degli investimenti previsti nella digitalizzazione e nelle "nuove" (sempre nuove, ahimé) tecnologie. In pool position è il nuovo totem della modernità: la LIM, lavagna elettronica multimediale, sulla cui efficacia in dimensione squisitamente culturale pochi si stanno spendendo; la formazione, come nelle migliori tradizioni e tanto per mantenere una parte dei docenti nella convinzione che le tecnologie sono e saranno sempre "Nuove", è operata quasi esclusivamente sul piano addestrativo. Pochissime le riflessioni sugli aspetti cognitivi di questo strumento. E' previsto un investimento di 2 milioni sull'e-book in una condizione in cui, a distanza di più di un anno dalle prime adozioni e di quasi 2 anni dalle campagne governative su questo dispositivo (tutte giocate sul caro libri e sul peso degli zaini) la riflessione (fuori e dentro le scuole) latita. Il lavorio è tutto delle case editrici, tese ad adeguare i propri prodotti alle nuove disposizioni. Poco o nulla su quanto il cambiamento potrebbe comportare - in positivo o in negativo - rispetto alla qualità dei prodotti.
Innegabilmente la scuola italiana - in particolare la superiore - ha bisogno di interventi sostanziali; la mia convinzione è che questi debbano andare in direzione completamente opposta a quella configurata dal progetto (per il momento) Gelmini-Tremonti. Che licenzia una scuola paradossale: niente carta igienica; donne e uomini che hanno impegnato le proprie vite in una condizione precaria definitivamente esplulsi dal sistema; tecnologie sfavillanti, a cui però ci si accosta con una logica da "saper fare", sempre più dominio dei cosiddetti "esperti". Un progetto politico, quello di riscattare la scuola dalla sua funzione di "ascensore sociale", rendendola invece strumento di sedimentazione di destini socialmente determinati. Nessun progetto culturale. Schizofrenia istituzionalizzata sotto il segno di parole d'ordine amate da molti: rigore, modernità, semplificazione, ordine. Siamo molto lontani dalla meta.

mercoledì 23 dicembre 2009

Il taglio è salvo!

Settimana convulsa, quella prima di Natale. Un vero e proprio tour de force. Per quanto riguarda la scuola superiore sta accadendo di tutto, di più. Ma, se scorrete le rassegne stampa specializzate, vi accorgerete che quasi nessuno dei nostri quotidiani si è preso la briga di occuparsi di problemi e tematiche che potrebbero cambiare completamente il volto del segmento superiore dell'istruzione italiana.
I regolamenti Gelmini sul "riordino" - fantasiosa definizione per intendere "taglio", considerato che alla base di tale operazione c'è la legge 133/08 di Tremonti, quella che ha previsto una sottrazione di circa 8 miliardi di euro ai danni della scuola nel triennio 2009-11 -, hanno collezionato pareri negativi da tutti gli organi competenti: il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, la Conferenza Unificata delle Regioni, il Consiglio di Stato. Il parere della Commissione Parlamentare della Camera è stato bloccato, in attesa di un pronunciamento del Consiglio di Stato, che ha sottolineato alcune criticità dei regolamenti. Nel giro di 10 giorni, a quanto pare dalle ultime indiscrezioni, i dubbi sono stati fugati. Per saperlo dobbiamo consultare la stampa specializzata: i media generalisti sono tradizionalmente disinteressati a vicende che non siano i precari in mutande o il disabile picchiato nel bagno di scuola.
Nel giro di pochissimi giorni, dunque, non sappiamo ancora come, il ministero potrebbe avere sciolto i dubbi avanzati dal Consiglio di Stato. In merito a cosa? I regolamenti prevedono di affidare a decreti ministeriali materie come la definizione degli indicatori per la valutazione, gli obiettivi specifici di apprendimento, l'articolazione delle cattedre: snodi delicati che dovrebbero essere affidati ad un provvedimento avente forza di legge, quindi ulteriori regolamenti, con iter ben più lungo del Dm.
Sul raccordo tra le disposizioni dei regolamenti e il Dpr 275/99 (Autonomia scolastica) il Consiglio di Stato ha sollevato non poche questioni: quella della quota di curricolo lasciata alla decisione delle singole scuole per venire incontro alle esigenze e vocazioni del territorio; o quella della costituzione di dipartimenti e comitati tecnico-scientifici, imposta dai regolamenti e che invece dovrebbe essere lasciata alla libera determinazione delle autonomie scolastiche.
Il Consiglio di Stato non ha invece avuto nulla da osservare in merito alle procedure adottate per l'emanazione dei regolamenti. L' art. 64 della legge 133 del 6 agosto 2008 (Contenimento della spesa per il pubblico impiego, Disposizioni in materia di organizzazione scolastica) prevedeva al comma 3 “per la realizzazione delle finalità previste dal presente articolo [i tagli economici di cui si è detto su, ndr]” il ministro dell’Istruzione e quello dell’Economia predispongono un piano programmatico di interventi" e al comma 4 "per l’attuazione di quel piano devono essere adottati entro 12 mesi “uno o più regolamenti”. Si tratta dei regolamenti. Dal 6 agosto 2008 ad oggi sono passati ben più di 12 mesi e i regolamenti non sono stati ancora approvati. Le scuole si troveranno ad affrontare l'orientamento degli alunni delle medie in una situazione di rabberciata incertezza, con una gran parte della materia non ancora normata. Il lavoro sugli organici, sul soprannumero, la mobilità dei docenti verranno esaminati in tempi incongrui rispetto al normale, considerando che le iscrizioni alle superiori (per via di questo caos) potrebbero subire l'ulteriore proroga al 25 marzo.
In questa situazione si sono chiuse le scuole, in questa stessa si riapriranno, in attesa che il 14 gennaio la Commissione Cultura della Camera approvi i regolamenti e che questi passino in seconda lettura al Consiglio dei Ministri, per essere poi pubblicati. Il contenitore vuoto è servito. Il caos che ne deriverà è facilmente immaginabile. Ma almeno si è garantita la possibilità che la scure che Tremonti ha preventivato sulla scuola italiana si abbatta con la scansione prevista e senza intoppi.

venerdì 18 dicembre 2009

Ragionamenti Forlivesi

Un periodo di continui interventi in assemblee e seminari. Qui documento le riflessioni che ho presentato al seminario FLC-CGIL- Proteo del 18.12.2009 a Folrì.



sabato 12 dicembre 2009

Sostegno, senza se e senza ma.

Perché insisto tanto? Perché non riesco veramente a comprendere - da insegnante, da cittadina, da donna - quale scellerato progetto sottoculturale possa rendere preferibile piegare una generazione ad una massa di consumatori acritici piuttosto che di cittadini consapevoli e partecipi. Quello che è successo ieri a Roma, mentre i lavoratori manifestavano nell'unico corteo "autorizzato", è la rappresentazione di un tentato progetto di distruzione delle coscienze. A che serve? A chi serve? Serve a loro, a coloro che ci governano. Nel tentativo di perpetuare le condizioni che stanno rendendo possibile la affermazione del nulla, o - più ancora - della dissipazione, della polverizzazione di uno strumento potente come la scuola, nascondendo il tutto sotto il tappeto di uno scialo di parole demagogiche: ordine, serietà, merito, autorità. Sventolando spauracchi per i più sprovveduti, per i pavidi di tutti i tempi: centri sociali, Sessantotto, comunisti. Questi ragazzi non hanno direttamente conosciuto sensi di appartenenza che non fossero per una squadra di calcio. Non hanno avuto grandi maestri comuni. Non hanno creduto fortissimamente, identificando in quelle idee una parte consistente ed imprescindibile della propria identità. Nonostante tutto ciò, ci stanno provando. Come si può pensare di non sostenerli?

venerdì 11 dicembre 2009

Augh!

"Manifestazioni come quella di oggi a Roma sono antistoriche. Manifestazioni come quelle di oggi sembrano manifestazioni contro la pioggia". Sono parole di quel grande intellettuale, di quella mente illuminata che è il ministro Sacconi. Non pago di quanto affermato ieri, ha rincarato la dose questa sera.
Istruzioni per l'uso prima di sintonizzarsi sul Tg1 delle 20: per i masochisti, tenere a portata di mano copiose compresse di Malox; per i più sani: tenere saldamente in mano il telecomando.
L'accorato ed indignato editoriale dello yes man Minzolini, che racconta come l'aver trasmesso le dichiarazioni di Spatuzza abbia screditato il nostro Paese e il suo premier (che, da parte sua, sta facendo di tutto per raggiungere l'obiettivo autonomamente, a sentire quello che spara in giro). Verso la metà del Tg finalmente la manifestazione di Roma, la geniale interpretazione fornitane da quel degno rappresentante delle istituzioni, che continua - con dubbia vis comica, a dire il vero - ad insultare noi primitivi, che ancora indugiamo nei riti tribali dell'esercizio della democrazia e della partecipazione. Chiude l'eterodiretta Gelmini, che promette "modernità" per la scuola (una formula buona per ogni stagione) e si rammarica (riferendosi ai tafferugli che ci sono stati tra studenti, precari e poliziotti) che gli studenti siano (come sempre!) manipolabili dai centri sociali. Il Sessantotto, stranamente, questa volta non è stato citato da nessuno dei tre. Che stiano cominciando a perdere colpi?

giovedì 10 dicembre 2009

Pensierino della sera

Secondo il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, lo sciopero della Cgil ha motivazioni politiche e non sindacali. Il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, ha affermato, invece, che le adesioni alle ultime agitazioni della Cgil non hanno superato il 7-8%: "Se poi le piazze sono coperte da pensionati - ha aggiunto Brunetta - e da altri cittadini, questo fa parte della libertà di manifestare"( www.repubblica.it ore 19.30).
Pensieri e parole di due ministri della Repubblica. A sottolineare il rispetto nei confronti di lavoratori, pensionati, politica, sindacato e di uno strumento di democrazia come lo sciopero. Certo, una goccia nel mare rispetto alle dichiarazioni dei Grande Capo sul CSM, di qualche ora fa.
Questi sono i nostri interlocutori. Meditiamo, gente, meditiamo... E domani mattina mettiamocela tutta per esserci.

Esternalizzando esternalizzando...

Con l'emendamento al decreto 112 del luglio 2008 si trasformava in definitivo un elemento individuato come transitorio nella Finanziaria 2006. Quell'emendamento stabiliva infatti che si può assolvere l'obbligo di istruzione anche nel sistema regionale della formazione professionale e nei percorsi triennali istituiti dal ministro Moratti, che in seguito a quel provvedimento uscirono dalla sperimentalità per diventare definitivi.
Fu il segno che il penoso minuetto - durato da Berlinguer a Gelmini - basato sulla manipolazione delle formule "obbligo scolastico-obbligo di istruzione" aveva portato alla vittoria di quel partito trasversale (centro destra-centro sinistra) che ritiene curiosamente che l'obbligo possa essere assolto non a scuola. Una vera e propria contraddizione in termini, se ci si pensa, considerato il mandato che la Costituzione affida alla scuola stessa. Con quel provvedimento si è comunque accantonata in sostanza un'opportunità rivoluzionaria per la crescita del Paese, si è depauperata la portata di un provvedimento di civiltà, si è istituzionalizzata e legalizzata la divaricazione di destini su base sociale: la scorciatoia per assolvere l'obbligo per gli "sfigati" socialmente (che - copiosi - confluiscono nell'istruzione professionale) sono i percorsi triennali, non la scuola degli altri.
Nonostante questa orribile deroga al concetto di obbligo scolastico ci abbia insegnato (qualora ce ne fosse bisogno) che più della civiltà, della cultura e dell'educazione poté il profitto (quello che sostiene il business delle agenzie formative, nella fattispecie), sconvolge comunque un emendamento del governo alla Finanziaria "in discussione" (per modo di dire, a quanto pare) in queste ore, che prevede l’estensione della possibilità di assolvere all’obbligo di istruzione con i percorsi di apprendistato.
L'azienda sostituta della scuola a tutti gli effetti: un altro passo da gigante nella direzione in cui tutto - dai regolamenti Gelmini, al disegno di legge Aprea - sta tentando di trascinare non più la scuola; ma un informe, eterogeneo, esternalizzato, depotenziato da ogni autorevolezza culturale e da ogni connotazione costituzionale "sistema dell'istruzione": a marce diverse, come diversi potrebbero essere - di luogo in luogo, di zona in zona - gli attori ammessi a parteciparvi.
E' appena il caso di ricordare che Il dettato costituzionale prevede l'assolvimento dell'obbligo scolastico nel solo sistema di istruzione, che comprende le scuole statali e paritarie: a quanto pare, si tratta di malinconiche reminiscenze retrò.
Tra questa orribile proposta e la sua praticabilità si inserisce, fortunatamente, il fatto che il precedente governo di centrosinistra aveva elevato nel 2007 a 16 anni l'età dei minori per l'accesso al lavoro, compreso l'apprendistato. Finalmente un motivo per poter rimpiangere con la convinzione dettata da fatti il governo di centrosinistra.
Ps
E' bello, dopo una giornata faticosa e negativa, trovare commenti ai post precedenti. E' una bella sensazione, il contatto con l'altro nelle cose che si scrivono perché si credono. Grazie!

mercoledì 9 dicembre 2009

Il re è nudo... E la democrazia un'ipotesi.

La notizia è di oggi: la Questura di Roma ha deciso di negare l'autorizzazione al corteo unitario di studenti dell'università, della scuola e precari della conoscenza previsto per venerdì, giorno dello sciopero generale del mondo della conoscenza indetto da Flc-Cgil ed altri. Partendo dalla Sapienza, il corteo avrebbe dovuto raggiungere quello dei lavoratori in Piazza della Repubblica, per poi arrivare al ministero. Un altro frutto amaro della mancanza di unità sindacale: il provvedimento è reso possibile dalla firma di alcune sigle sindacali e dei partiti di maggioranza di un protocollo secondo il quale si vieta l'organizzazione di più di un corteo in questo periodo, per non ostacolare lo shopping pre-natalizio.
Le modalità per scoraggiare la possibilità che questa generazione di giovani provi a prendersi il proprio destino tra le mani e si sottragga alla manipolazione della (dis)informazione sono tra le più fantasiose. Il tentativo di omologazione in una rimozione collettiva dei drammatici problemi che scuola e università affrontano e dovranno affrontare (di cui il precariato rappresenta la punta dell'iceberg), l'operazione di riduzione a un pensiero unico acritico, la volontà di rendere i ragazzi sprovveduti e passivi destinatari di un progetto di deroga della funzione più alta ed emancipante dell'istruzione e della conoscenza è uno dei peggiori servizi che questo mondo sta tentando di fare al mondo che verrà. E' una logica da "dopo di me il diluvio", che ricorda da vicino l'ossessiva autoreferenzialità di tanti politici - anche della cosiddetta opposizione - che continuano a non voler ammettere - per necessità di non abbandonare postazioni, per incapacità di elaborazione, per indisponibilità all'autocritica - che il re è nudo.

lunedì 7 dicembre 2009

Liceo Balotelli-Sissoko

CorrieredellaSera.it porta una notizia curiosa e interessante. Un liceo scientifico di Arezzo - l'istituto Francesco Redi - in occasione del derby d'Italia dello scorso sabato sera (Juventus-Inter), ha cambiato per un giorno il proprio nome, diventando il Liceo Balotelli-Sissoko, dal nome dei due giocatori di colore delle squadre di Milano e Torino. Il primo, in particolare, - cittadino italiano a tutti gli effetti - è stato a più riprese oggetto di insistiti cori razzisti, Commentando l'iniziativa presa in consiglio di Istituto, il dirigente scolastico Claudio Santori ha affermato: "Credo che servano anche queste cose per far riflettere ragazzi e adulti, perché nessuno può essere italiano per il colore della pelle». " Vorrei ribadire - ha aggiunto il preside - che io non ho indicato Balotelli come modello. Il modello per me è Socrate e il suo pensiero sul rispetto della legge». Fare i conti con le condizioni della realtà e tentare di intercettare linguaggi, situazioni, interessi dei ragazzi non rinunciando ad una dimensione culturalmente significativa che - a quanto pare - è parte dell'offerta formativa della scuola, che si segnala per iniziative a favore della rimozione di barriere razziali e per un'attenta analisi e pratica del dettato costituzionale, può essere una strada giusta e fruttuosa. La giornata di sabato al Balotelli-Sissoko si è conclusa regolarmente dalla sesta ora con un'assemblea per fare il punto sugli effetti dell'esperimento. Ma probabilmente le conseguenze di questa come di altre esperienze - se inserite in un progetto culturale di ampio respiro e se vissute non come provocazione dell'interesse mediatico, ma come testimonianza attiva di un atto di convinta consapevolezza - possano essere valutate nelle pratiche di cittadinanza che i ragazzi esprimeranno nel tempo.

domenica 6 dicembre 2009

Se ci siete, battete un colpo

Bella manifestazione, quella di ieri, in una di quelle gloriose e gioiose giornate di sole che Roma sa regalare anche in dicembre. Il percorso, il solito, fatto 1000 volte, fino a San Giovanni, dove siamo arrivati in un tramonto infuocato e pieno di voci, d visi. Sono periodici rituali salvifici, che non muovono niente, se non la sensazione di non essere soli. Poi, però, tutto torna come prima.
Scuola, tantissima. I precari, che continuano la loro battaglia solitaria nell'indifferenza e nel silenzio di media ed opinione pubblica. Di insegnanti e studenti ne ho incontrati tantissimi. Sono quegli stessi che - da qui a 10 giorni, l'11 dicembre - torneranno probabilmente in piazza per scioperare. Il pensiero va naturalmente alla dilapidazione che il mondo della politica continua a fare delle energie buone, sane, democratiche, di una società che continua a chiedere risposte a chi da troppo tempo ha parole secche. L'ostinazione a non tenere conto che - nonostante la delusione - una parte della scuola (1 milione di lavoratori solo gli insegnanti) e degli studenti continua a muovere idee, resistenza, democrazia si rivela un errore sempre più imperdonabile. Aspettiamo di comprendere se la neonata Federazione della Sinistra e i momenti di autocritica che proprio ieri sono stati fatti nel corso dell'assemblea nazionale al Brancaccio porteranno ad un impegno significativo e ad una elaborazione divergente e culturalmente convinta sulla scuola dello Stato e sui suoi destini.