lunedì 25 gennaio 2010

Dove eravate voi?

Dove eravate voi, politici e media, che vi state tanto indignando per l'emendamento al disegno di legge sul lavoro collegato alla Finanziaria, approvato dalla Commissione Lavoro della Camera, che prevede l'assolvimento dell'obbligo di istruzione anche nell'appredistato, mentre una parte della scuola democratica si affannava - da 9 anni a questa parte - a segnalare quanto le politiche dell'istruzione stessero prendendo, da questo punto di vista, una pericolosa strada senza ritorno?
Dove eravate, quando avete celebrato - nella logica superficiale della "notizia a tutti i costi" - l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni in occasione del decreto attuativo della legge 53/03 (la cosiddetta "riforma Moratti") che parlava invece di "diritto-dovere" all'obbligo di istruzione, assolvibile anche attraverso le agenzie formative esterne al sistema scolastico?. E che impoveriva definitivamente il nobile concetto di obbligo scolastico manipolando significati e sostituendogli "obbligo di istruzione", per accreditare l'intervento di esterni e privati che tanto avrebbero guadagnato su questa (apparentemente) minima deviazione?
Dove eravate quando Fioroni - invece di abrogare quella norma indegna - affidava in Finanziaria ad un criterio di transitorietà (tre anni) l'adempimento dell'obbligo nei percorsi e progetti, promettendo che - dopo - avrebbe realizzato l'obbligo scolastico, come promesso nel programma dell'Unione?
Dove eravate mentre noi ci autotassavamo di formazione, elaborazione e mobilitazione costante a titolo gratuito, per ribadire il concetto che l'obbligo scolastico si assolve nel sistema scolastico (che, come recita la Costituzione, è fatto di scuole statali e paritarie e non delle agenzie formative)?
Dove eravate, mentre molti di noi continuavano a sottolineare che obbligo scolastico significa dentro la scuola e che innalzare quella modalità avrebbe dovuto significare dotare la scuola degli strumenti umani, didattici, di tempo, spazio, procedure adatte e non buttare fuori, all'esterno, coloro che - pur avendo diritto - disturbavano l'immobilità del sistema?
Dove eravate mentre cercavamo di far capire che questo tipo di rapprentazione dell'obbligo avrebbe impedito l'emancipazione attraverso la scuola delle fasce più deboli della popolazione e divaricato definitivamente destini individuali su base sociale?
Dove eravate voi quando Gelmini, caduto il governo Prodi, ha sottratto dalla transitorietà il criterio che l'obbligo si potesse assolvere fuori dalla scuola, risolvendo la situazione con l'impoverimento definitivo del concetto di obbligo e creando sistematicamente cittadini di serie A e di serie B, i primi nati per continuare a studiare, gli altri per imparare un mestiere?
Dove eravate quando cercavamo di ragionare sul fatto che - qualsiasi fosse il futuro - l'istruzione e la scuola per tutti fino a 15 anni avrebbe costituito un elemento di arricchimento economico, etico e civile e che un lavoratore più colto è comunque un lavoratore più consapevole?
Se c'eravate, nessuno vi ha sentito dire una parola. Nessuno ha stigmatizzato la manipolazione di concetti, la perdita di senso che la politica ha imposto a un concetto alto e grande, la condanna della condanna alla non emancipazione che questo atteggiamento ha imposto a tanti giovani cittadini.
Adesso la levata di scudi è tardiva. Hanno vinto loro. Un anno di apprendistato corrisponde a un anno di istruzione. I figli di un dio minore hanno - con la complicità della disattenzione, del silenzio, dell'omertà - il proprio destino tracciato.

venerdì 22 gennaio 2010

Leggetelo: è interessante!

Semplice, chiaro, diretto, inconfutabile. Ecco come un insegnante napoletano ha "raccontato" su Repubbica quanto sta avvenenendo in questo folle scorcio di anno scolastico nelle scuole superiori. E' tutto completamente vero. Compreso la spregiudicatezza di molte scuole, che stanno propagandando come legge una normativa che - al momento - è solo una bozza, peraltro sconfessata da una serie di pareri negativi da pate degli organismi istituzionali preposti a darli.
Un saggio interessante di come si dovrebbe parlare di scuola. E di come non si fa. Dal momento che si improvvisano "esperti" personaggi provenienti dai settori più vari; che sono tali solo per il fatto di aver frequentato - in un tempo più o meno lontano - la scuola stessa. Grazie anche al dilettantismo e alla protervia di tanti commentatori, oltre che per demeriti personali, la scuola è caduta così in basso nella percezione sociale. E che la "riforma" che ci stanno imponendo rischia di non imporsi all'attenzione dei cittadini come la catastrofe socio-culturale che di fatto è.

domenica 17 gennaio 2010

Sulla laicità della scuola italiana.

Mentre prosegue la folle cavalcata per licenziare in tempi utili (a cosa?) i regolamenti della scuola superiore - oggi si pronuncia la commissione Cultura della Camera - arriva una notizia a dir poco sconcertante, di cui si sono occupati i giornali più attenti. Tanto più sconcertante, se comparata con il motivo per cui la cosiddetta "riforma delle superiore" (che taglia insegnanti, tempo-scuola, discipline e saperi, diritti) deve partire: come si è ripetuto molte volte, tener fede al taglio di circa 8 miliardi nel triennio seguente previsto nella Finanziaria dello scorso anno. Tanto più sconcertante, se si pensa che il contratto dei lavoratori della scuola non è ancora stato rinnovato. E che gli aumenti proposti dal Governo sono semplicemente risibili. Ancor più sconcertante se ci si ricorda che il dramma dei precari non è cessato nel momento in cui i media hanno deciso si smettere di parlarne.

E' questo il panorama in cui occorre collocare la notizia che Giulio Tremonti ha stabilito alla fine del 2009 scatti stipendiali per gli insegnanti di religione cattolica. In particolare i docenti di IRC dovrebbero trovare nella busta paga di maggio il "recupero" degli scatti (del 2,5 per cento per ogni biennio, a partire dal 2003) sulla quota di retribuzione esclusa in questi anni dal computo. Supplenti compresi.

Facciamo un passo indietro, soprattutto per i non "addetti ai lavori". Gli insegnanti di IRC rappresentano una vera e propria anomalia (una delle tante!) del sistema dell'istruzione italiana. Reclutati dalla Curia - secondo i parametri del diritto canonico - ma pagati dallo Stato italiano, con i soldi di tutti i contribuenti, questi docenti godono (per merito di Letizia Moratti, ma con il placet seguente del centrosinistra) di un ulteriore privilegio: qualora considerati dalla Curia non idonei allo svolgimento della propria attività (che può sconfinare dal tentativo di proselitismo più spinto alla storia delle religioni, in una gamma di variabili più o meno pericolose, a seconda della maggiore o minore sensibilità del docente), questi insegnanti, ancora per una geniale trovata dell'attuale sindaco di Milano, non perdono posto. Ma vengono ricollocati in posizione preminente in altra graduatoria.

L'indennità integrativa speciale concessa ai docenti di Irc ("A seguito degli approfondimenti effettuati in merito all'oggetto, si comunica che questa Direzione ha programmato, sulla mensilità di maggio 2010, le necessarie implementazioni alle procedure per il calcolo degli aumenti biennali spettanti agli insegnanti di religione anche sulla voce IIS a decorrere dal 1 gennaio 2003" scrive Tremonti) è stata determinata da una legge dell' '80 che per loro - virtualmente precari a vita - contemperava un aggiornamento stipendiale. Ci troviamo davanti alla beffarda situazione in cui ai 12.000 docenti di RC - di fatto di ruolo e inamovibili - verrà attruibuito un aumento di circa 220 euro in busta paga. Nulla per i veri precari che lo Stato italiano ha sfruttato negli anni per mandare avanti la scuola, sbattendoli definitivamente fuori dal circuito a colpi di Finanziaria o sottoponendoli a una faticosa, umiliante e paradossalmente stabile condizione di precariato esistenziale. Nonostante una sentenza della Corte Europea di giustizia abbia riconosciuto loro lo stesso diritto dei colleghi che però, è il caso di dirlo, evidentemente hanno qualche "santo in paradiso".
A fronte dei 200 euro mensili chiesti dai sindacati per il rinnovo del nostro contratto, il governo ha "rilanciato" con 20 euro.
Notizie dal mondo alla rovescia. E di un'opposizione che proprio non sa interpretare il proprio mandato.

Emergenza! La preghiera accorata è diffondere!

Quello che sta accadendo in questi giorni è un brutto film che non avremmo mai voluto vedere. Andare avanti: questa la parola d'ordine, nonostante i pareri negativi di Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, Conferenza Unificata Stato Regione e le sostanziali eccezioni sollevate dal Consiglio di Stato. Non sta filando tutto liscio, ma loro vanno avanti comunque. Altrimenti come farebbero a mantenere fede alla previsione di taglio per il prossimo anno scolastico, preventivata dalla Finanziaria dell'anno scorso? Perché è questo il motivo della fretta e - di fatto - la causa di questa cosiddetta riforma. Lo slittamento ulteriore delle iscrizioni alla fine di marzo è certo. Il conseguente slittamento della mobilità e della costituzione degli organici manderà le scuole in tilt. Alcuni di noi hanno scritto questa petizione, sperando di far leva sul senso di responsabilità dei membri della Commissione Cultura della Camera, che devono ancora emettere un parere.
Prego tutti coloro che leggeranno di firmare. Il testo è quello riportato qui sotto.






Inondiamo di mail i membri delle Commissioni cultura di Camera e Senato che dovranno esprimere il previsto parere sul riordino delle scuole superiori martedì 19 e mercoledì 20 gennaio

Il governo aveva intenzione di provvedere all approvazione definitiva dei regolamenti entro gennaio dopo il via libera delle Commissioni parlamentari. Il parere del Consiglio di Stato del 13/01/10 impone però al governo, che voleva procedere con decreti ministeriali, la definizione di nuovi regolamenti sui programmi, sull articolazione delle cattedre, sugli indicatori per la valutazione e l autovalutazione, che dovranno essere sottoposti ai pareri del CNPI, del Parlamento e del CdStato. Ciò garantisce un po di controllo in più, ma impone quindi un ulteriore e insostenibile allungamento dei tempi aggravando la confusione oggi presente.

Vi invitiamo a inviare il testo in calce entro mercoledì 20 gennaio ai componenti dell ufficio di presidenza e ai capigruppo delle VII Commissioni di Camera e Senato.

Bologna: Bruno Moretto L.S. Sabin Bologna, Orazio Sturniolo L.S. Copernico

Milano: Antonella Loconsolo, genitore IIS Cremona, Michele Russi, genitore IIS Agnesi, Luigi Ambrosi, genitore IIS Virgilio, Roberto Rivolta, ITIS Curie, Micaela Pisauro, IIS Varalli, Elisabetta Daina, ITIS Giorgi, Mario Piemontese L.S. Marconi

Parma: Roberta Roberti, ITIS Leonardo da Vinci, Rosanna Greci, L. C. Romagnosi, Emilietta Bussacchini, L.A. Toschi, Luisa Puzzarini , L.S. Marconi, Cecilia Derossi, genitore L.S. Ulivi, Beatrice Aimi, ISS Giordani, Paola Pavesi, ITC Melloni

Prato: Andrea Bagni, ISIS Gramsci-Keynes

Roma: Marina Boscaino L.C Plauto Roma, Carla Spaziani, genitore L.S. Cavour, Claudio Stamegna genitore L. C.Mamiani, Mirella Ariamone L. C. Anco Marzio, Angela Nava, Pres. C.G.D.

Trapani: Ornella Ingoglia, IPSCTS G. Bufalino.


Destinatari


Per evitare che entrino in funzione sistemi antispam, vi consigliamo di ripetere l'invio del messaggio per ogni indirizzo.

Camera

Aprea,Ciocchetti,Detorre,Frassinetti,Ghizzoni,Goisis,Granata, Latteri,Nicolais, Zazzera.

Senato

Asciutti, Barelli,Giambrone, Marcucci, Peterlini, Pittoni, Possa,Rusconi, Valditara, Villari, Vita.

Testo da inviare, copia e incolla.


Oggetto: richiesta rinvio riforma superiori

La riforma va ripensata, la riforma va rinviata.

Riduzione del tempo scuola,azzeramento delle sperimentazioni, scomparsa dei laboratori, nuovi indirizzi ancora indefiniti nei quadri orari e negli obiettivi di apprendimento, un biennio che canalizza invece di orientare: ecco cosa prevede il riordino delle scuole superiori. Gli effetti di tali modifiche produrranno un peggioramento dell offerta formativa, gravi conseguenze sull organico e anche sul regolare avvio del prossimo anno scolastico.

Il parere critico del Consiglio di Stato, che si aggiunge a quelli del CNPI e della Conferenza delle Regioni obbliga il governo ad ulteriori ridefinizioni dei contenuti del riordino delle scuole superiori e a nuovi adempimenti di legge, che allungheranno ulteriormente i tempi di approvazione.

I ritardi e le incertezze sono causati dall improvvisazione con cui sono stati prodotti provvedimenti legati alla necessità del risparmio e sviluppati senza un reale coinvolgimento delle scuole e una valutazione delle loro esperienze. Tali ritardi stanno impedendo alle scuole di programmare per tempo la propria offerta formativa e a genitori e studenti di poter effettuare una scelta così importante con un minimo di consapevolezza.

Pertanto chiedo alla Commissione cultura di proporre al Ministro il rinvio almeno di un anno dell entrata in vigore della riforma affinché possa essere radicalmente ripensata.

Firma&&&.. scuola&&&&&.., qualifica&&&&&

venerdì 8 gennaio 2010

Massimo 30%?

Il 2010 ripropone un motivo tanto caro al governo. E lo ripropone nel luogo dell'accoglienza e dell'uguaglianza, la scuola. Non ce l'avevano fatta con il delirante progetto delle classi-ponte - classi-ghetto, in realtà, nelle quali confinare tutti gli accomunati dall'imperdonabile diversità di non far parte della razza giusta, dell'etnia giusta, della nazionalità giusta. Non ce l'avevano fatta con i presidi-sceriffi, quelli che avrebbero dovuto - in un'allucinazione razzista contenuta nell'allucinazione razzista che è il decreto sicurezza- provvedere ad allontanare gli studenti dalle scuole, se non cittadini italiani. E' di questi giorni la notizia - annunciata dalla pia Gelmini - che da settembre la percentuale massima degli alunni stranieri per classe non potrà superare il 30%.
Sono reduce da un brevissimo viaggio a New York. Lì - più che in tutti i paesi che ho visitato - è possibile percepire cosa sia realmente una società multietnica e le immancabili contraddizioni che secoli di motivi storici, antropologici, sociali e culturali inevitabilmente producono. Tutti fanno tutto, allo stesso modo, con la stessa maggiore o minore dignità, vivono l'uno di fianco all'altro in una situazione di apparente assoluta identità. Eppure anche lì, nonstante Obama, i neri sono coloro che pagano il prezzo più alto in termini sociali, economici, culturali del fatto che il pre-giudizio sulla diversità non è evitabile: basti considerare le percentuali di condanne a morte che coinvolgono quella fascia della popolazione.
Figuriamoci quindi cosa può accadere qui da noi, dove un partito con enorme capacità decisionale all'interno del governo fa della segregazione, dell'allontanamento, della non accoglienza uno dei propri principali elementi identitari.
Come ricorda l'avvocato Corrado Mauceri, coordiantore della Sinistra per la Costituzione, "i criteri per la composizione e la formazione delle classi sono di competenza esclusiva degli organi di democrazia scolastica e cioè dei collegi dei docenti e dei consigli di istituto. L'art.10 del T.U. n. 247/94 stabilisce difatti che Il consiglio di circolo o di istituto indica i criteri generali relativi alla formazione delle classi e l'art. 7 attribuisce al collegio dei docenti la competenza di formulare le specifiche proposte, tenendo conto di detti criteri generali.
Nessuna competenza ha in materia il Ministro".
Si tratta, insomma, di uno dei consueti sconfinamenti arbitrari in materie che pertengono esclusivamente all'autonomia scolastica: un elemento che questo governo si ostina a non tenere in considerazione, considerate le scorribande contenute negli stessi regolamenti per le superiori.
Ma sarebbe un errore liquidare queste operazioni esclusivamente sotto il segno di un dilettantismo pedestre e volgare. Esse sono i macabri indicatori di quell'ordine di facciata che stanno destinando al nostro paese, in un inquietante climax che dal grembiulino, al voto numerico, è arrivato fino all'abominio di fare parti diverse tra uguali. Dimostrando in tutti i casi come la mente piccola di una provinciale neofita della politica, incapace di intravvedere l'eterogeneità dell'esistente, interpreti fenomeni complessi (primo tra tutti quello dell'integrazione) a colpi di asfittica burocrazia.