lunedì 19 ottobre 2009

Deficit d'attenzione

"La Repubblica" di venerdì scorso riporta due pagine intere dedicate alla cosiddetta riforma delle superiori: un pasticcio improvvisato e pedestre che divarica definitivamente i destini dei giovani su base sociale, da una parte i "nati bene" frequentatori dei licei; dall'altra gli "sfigati", accompagnati verso un'istruzione tecnico-professionale che sempre meno somiglia alla scuola e sempre più a un avviamento precoce al lavoro e a un subappalto esternalizzato. Una documentazione abbastanza dettagliata di tagli di ore, spostamenti di materie, annullamento di discipline declinata con impassibile oggettività, quasi si trattasse di calcoli ragionieristici e non del crollo di qualunque idea di scuola dell'inclusione e dell'emancipazione; di scuola coerente con la complessità del fuori; di scuola della cittadinanza. Del crollo di qualunque progetto culturale svincolato da miseri vincoli di bilancio.
Il concetto più ripetuto: la diminuzione del tempo scuola e l'impoverimento dell'offerta formativa, che tocca tutti gli istituti. Un dato su tutti: in media le superiori perderanno 3 ore settimanali, cioè il 10% del tempo scuola complessivo. Non è una notizia neutra. Direi si tratta di una vera e propria tragedia culturale, oltre che umana, considerando le conseguenze in termini di posti di lavoro tagliati. Eppure silenzio. La notizia è più o meno stata diffusa da giugno, quando i regolamenti delle superiori sono stati approvati dal Consiglio dei Ministri. Da allora non un editoriale, non un intervento televisivo da parte dell'intellighenzia del nostro Paese. Non un commento esplicito da parte dell'"opposizione". La demolizione della scuola della Repubblica è ai massimi storici. L'attenzione su di essa al minimo.

1 commento:

  1. Domani comincio un surreale percorso di formazione per formatori sull'obbligo di istruzione promosso dall'Ufficio Scolastico Provinciale di Torino a prescindere da quanto sta (non) succedendo. Marco

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