sabato 24 ottobre 2009

Marchiati a fuoco

Non fraintendetemi. Credo che l'episodio dello Steiner, oggi come tre anni fa, quando ci fu il pestaggio del ragazzo disabile, meriti attenzione, indignazione, assunzione di responsabilità, ricerca di cure per una gioventù a volte troppo malata di noia, abbandonata al vuoto pnuematico e imbottita di voglia di protagonismo per sanare un esserci che non c'è. Ma è possibile che la scuola, da qualche anno a questa parte, meriti la prima pagina (per breve tempo, tuttavia) o se licenziano 140.000 persone; o in seguito ad episodi come questi, che potrebbero capitare ovunque, al parco, in casa, in cortile, per strada? Che sono certamente il senso di una crisi educativa molto molto più ampia di quel che potrebbe sembrare, che investe - come la scuola - la famiglia, la collettività, il sistema sociale e i suoi meccanismi di riproduzione del nulla?
Ci stanno smontando la scuola dello Stato, pezzo dopo pezzo. Alla complessità del reale si risponde con una formula di semplificazione agghiacciante, le cui spese saranno - come al solito - a carico dei più deboli. Ci stiamo accingendo ad "orientare" i ragazzi della III media (le iscrizioni scadono a febbraio) con dei regolamenti non ancora approvati che disegnano la scuola più minimale, più misera, più selettiva su base sociale che la nostra Repubblica abbia mai avuto, dal 1962 ad oggi. Il silenzio dei media è assordante. Ma d'altra parte rispetta quello, ancor più scandaloso, di gran parte degli insegnanti delle scuole superiori, misteriosamente inabili a qualsiasi forma di reazione, ancora inconsapevoli della tragedia socio-culturale che si sta abbattendo sulla scuola italiana.
Infine: credete che il fanoso 5 in condotta - esibito da Gelmini come il deterrente di tutti i bullismi - sia stato preso in considerazione dai ragazzi che per ammazzare il tempo hanno deciso di marchiare a fuoco il proprio compagno?

1 commento:

  1. Io penso che la scuola non sia il principale organo a dovere influire sul "bullo". Infatti per cambiare l'elemento bisogna cambiare il contesto in cui esso si trova: rigide regole non modificheranno il comportamento del ragazzo. Per cambiarlo bisognerebbe incitarlo a non reprimere le sue emozioni, perchè è quando esse vengono sfogate che nasce il bullo. Sul resto non so cosa dire, a parte il fatto che è più facile parlare della notizia che fa scalpore invece che analizzare i veri problemi della scuola in quanto elemento fondamentale della società. Scusate, ho 13 anni

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