domenica 15 novembre 2009

pedagogia di Stato

La settimana scorsa un articolo sul "Corriere della Sera" ha sollevato il problema dell'insegnamento di "Cittadinanza e Costituzione", uno delle new entry disciplinari del Gelmini curricolo. Il rischio - secondo molti - è quello di farne un'ulteriore "educazione" nella scuola della ineducazione. Persone, amici, che stimo moltissimo e che da anni si occupano intensivamente dello studio della Costituzione e del senso che potrebbe assumere nel percorso scolastico, continuano a ribadire che - nonostante il rischio sia concreto - la necessità che la Costituzione entri nella scuola è prioritaria. Vorrei qui sottolineare un paio di concetti. L'introduzione dell'insegnamento di Cittadinanza e Costituzione si colloca nella generale deriva autoritaria che caratterizza la gestione Gelmini, come risposta al fenomeno del bullismo; e - più in generale - in quella introduzione coatta, non negoziata e intransigente di determinare il ritorno a regole, a rigore, a rigidità (tutti ingredienti capaci di minare la dimensione relazionale nella scuola e di tradirne la sua finalità, non di curare il bullismo) muscolari, di facile effetto, che possono solleticare al più la sensibilità di chi ha apprezzato il decreto sicurezza, le ronde, e le varie declinazioni di una scuola che ritorna indietro di 50 anni. Io credo che la Costituzione possa e debba trovare nella scuola della Repubblica il luogo primario della sua conoscenza. Ma confinare il suo insegnamento nell'ambito di una disciplina separata, con tanto di orario e valutazione, crea il rischio di piegarla ad una sorta di "pedagogia di Stato". Mentre si tratta del contenuto più trasversale e pluridisciplinare, che solo in una strutturazione dei curricoli in verticale, in una flessibilità organizzativa e curricolare reale e finalizzata a licenziare cittadini consapevoli e critici, potrebbe trovare la collocazione più significativa. Ma di tutto questo, nel nostro Paese, non si discute più da tempo.

1 commento:

  1. Sono molto perplessa.
    Cittadinanza e Costituzione, magari col nome ormai fuori moda di Educazione Civica, c'è sempre stata nella scuola. Non è una new entry nel curricolo più di quanto lo siano state le precedenti sparate gelminiane di una riforma-che-non-c'è. C'è sempre stata in tutte le scuole medie d'Italia, per esempio. E magari nelle scuole elementari, col nome di Scienze sociali.
    La Costituzione è regolarmente citata, come aggancio interdisciplinare, in molti libri di testo di tutte le materie.
    Quando si è pensato di farne materia autonoma, lasciando alle scuole la decisione della sperimentazione, si è aggiunta una riga nella pagella e "Cittadinanza" è diventata una disciplina da valutare. Magari interdisciplinarmente, come abbiamo fatto noi nella nostra scuola.
    Quest'anno, continuando la sperimentazione, noi abbiamo deciso di togliere la valutazione autonoma come materia a sè. Si è fatto di "Cittadinanza" una materia da inserire insieme alle ore di storia, da valutare insieme a storia, per ciò che riguarda la conoscenza dei fondamenti delle istituzioni e della vita politica di un Paese. Per il resto, è e rimane una materia interdisciplinare, tanto è vero che ho qui davanti le competenze di Scienze motorie, nelle quali è inserito l'aspetto di educazione civica.

    Quanto poi al pensare che la pseudo-introduzione dell'insegnamento di Cittadinanza si collochi nella deriva autoritaria della gestione Gelmini, può anche darsi (benché io ritenga che la gestione Gelmini stia procedendo a casaccio, e pensarla in grado di un disegno coerente di riforma mi sembra trobbo buono nei suoi confronti). Ma questa è la prima volta che ne sento parlare in questo senso.
    E anche se fosse?
    Gli insegnanti cosa sono?
    Dei burattini? Non sapranno utilizzare l'insegnamento di Cittadinanza (ma io preferisco "Educazione civica") nel modo migliore? Non abbiamo, finora, già pensato a un insegnamento di regole (sì, insegniamo a rispettare le regole, perché no?), o di leggi, che si può calare in ogni disciplina?
    Certo, ora lo facciamo con maggiore fatica, mancanti di tempi adatti, di gestioni orarie convenienti, e così via. Ma lo facciamo.
    Alla faccia (scusate) della Gelmini e della sua incompetenza.

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