lunedì 28 dicembre 2009

Siamo molto lontani dalla meta.

Non si può negare che l'informazione migliore, più dettagliata e rigorosa sulla scuola italiana venga dal "Sole24ore". Un recente articolo ci illustra la scuola che dobbiamo aspettarci per il prossimo anno. Oltre alla sfilza di numeri piuttosto inquietanti, che scandisce le modalità attraverso le quali nel corso dei prossimi mesi prenderà corpo il taglio drammatico ai danni della scuola preventivato dalla Finanziaria del 2009, colpiscono in particolare due aspetti.
Il primo è una conseguenza non sufficientemente sottolineata dell'operazione di macelleria socio-culturale configurata dall'intera operazione: circa un anno fa i giornali riportavano dichiarazioni incrociate di Gelmini, Brunetta e soprattutto Tremonti, tese a ribadire che il 97% del bilancio totale del ministero dell'Istruzione è determinato dai costi del personale e che quella era la voce da abbattere in maniera più definitiva. Per capire che all'intenzione sono seguiti i fatti, basta considerare i posti di lavoro tagliati. Ma anche l'azzeramento di tutto ciò che concerne la programmazione didattica e amministrativa, che ha ridotto le scuole - questa volta realmente e omogeneamente - nelle condizioni di avere problemi nell'ordinaria gestione di carta igienica, carta, toner, manutenzione delle macchine.
Se da una parte mancano gli strumenti primari per la sopravvivenza, si fa gran sfoggio degli investimenti previsti nella digitalizzazione e nelle "nuove" (sempre nuove, ahimé) tecnologie. In pool position è il nuovo totem della modernità: la LIM, lavagna elettronica multimediale, sulla cui efficacia in dimensione squisitamente culturale pochi si stanno spendendo; la formazione, come nelle migliori tradizioni e tanto per mantenere una parte dei docenti nella convinzione che le tecnologie sono e saranno sempre "Nuove", è operata quasi esclusivamente sul piano addestrativo. Pochissime le riflessioni sugli aspetti cognitivi di questo strumento. E' previsto un investimento di 2 milioni sull'e-book in una condizione in cui, a distanza di più di un anno dalle prime adozioni e di quasi 2 anni dalle campagne governative su questo dispositivo (tutte giocate sul caro libri e sul peso degli zaini) la riflessione (fuori e dentro le scuole) latita. Il lavorio è tutto delle case editrici, tese ad adeguare i propri prodotti alle nuove disposizioni. Poco o nulla su quanto il cambiamento potrebbe comportare - in positivo o in negativo - rispetto alla qualità dei prodotti.
Innegabilmente la scuola italiana - in particolare la superiore - ha bisogno di interventi sostanziali; la mia convinzione è che questi debbano andare in direzione completamente opposta a quella configurata dal progetto (per il momento) Gelmini-Tremonti. Che licenzia una scuola paradossale: niente carta igienica; donne e uomini che hanno impegnato le proprie vite in una condizione precaria definitivamente esplulsi dal sistema; tecnologie sfavillanti, a cui però ci si accosta con una logica da "saper fare", sempre più dominio dei cosiddetti "esperti". Un progetto politico, quello di riscattare la scuola dalla sua funzione di "ascensore sociale", rendendola invece strumento di sedimentazione di destini socialmente determinati. Nessun progetto culturale. Schizofrenia istituzionalizzata sotto il segno di parole d'ordine amate da molti: rigore, modernità, semplificazione, ordine. Siamo molto lontani dalla meta.

1 commento:

  1. che aggiungere...?
    Forse questo:
    http://spicchidilimone.blogspot.com/2010/01/salviamo-i-maestri-ditalia.html

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